. . . L’amore – gioco, follia, gioia, tutto, niente …
Vidi
visi
invasi
di notti
fonde.
Fronde
e rami
strani
in menti
lente.
Occhi
chiusi
al vero
cero
acceso
poi
spento
da chi
curava
mentre
sperava.
Solo che
chi
urlava
sognava
poiché
pazzia
è malattia
per folli
che non
sanno
d’esser
né
tali
né
uguali.
Come
me
ch’eppur
vedo
adesso
come
son messo.
Non più
lo stesso
a gioire
in ciò
che per
altri
è soffrire.
Averti
e
non averti
in gioco
d’amore
che fa
di vita
splendore.
Sì,
luce
ch’io solo
vedo.
Domandar
perdono
m’è
facile
al
giudicar
in fretta
chi ha
la mente
stretta,
senza
saper
che
amore
è
follia
cosciente
del riempir
di gioia
il niente.
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